Il Monte Giovo è alto 1991 metri, una delle vette più alte del nostro Appennino, imponente si erge tra la provincia di Lucca e quella di Modena, dove si alza a guardia del Lago Santo.
E' dedicato a Giove e non poteva essere diversamente visto che sovrasta ogni altra montagna che si possa vedere a perdita d'occhio. La strada per arrivare alla sommità inizia da Tereglio, si prosegue verso l'Orrido di Botri e poi inizia la salita relativamente comoda, tanto che è possibile affrontarla con la maggior parte delle auto.
Il paesaggio è di una bellezza aspra e vera, i colori della primavera richiamano quelli primari e sembrano riportarci alle origini della natura dove tutto ha un suo significato prestabilito. Ci sentiamo ospiti graditi in questo eden che pian piano ritorna allo splendore con il verde tenue delle foglie nuove, i fiori ovunque che ti accompagnano per tutto il tragitto, una luce calda che tutto avvolge. Man mano che saliamo, la vegetazione cambia, dopo gli abeti un po' indisciplinati arriva la faggeta ordinata e vigile, per poi lasciare spazio alla bassa vegetazione che assomiglia ad una scultura di alabastro. La neve ci ferma quasi sulla sommità e non ci permette di arrivare al passo dove saremmo entrati nella provincia di Modena. Ma il viaggio di ritorno è stato ancor di più sorprendente e ricco di scoperte: la natura ha fatto bella mostra di sé con una varietà di fiori e piante come se si fosse messa l'abito nuovo. Un panorama che la vista non riesce a cogliere fino all'orizzonte tanti sono i colori e le sfumature del cielo. Ecco, il cielo è proprio a portata di mano, il blu è tutto intorno e la sensazione di libertà e di leggerezza è indimenticabile. La discesa ci porta fino all'Orrido di Botri che ci siamo riservati per l'estate, ora la sosta più gradevole è al Nido dell'Aquila, in località Ponte a Gaio, una verdissima radura attraversata da un piccolo corso d'acqua ideale per una sosta sotto gli alberi e deliziati dalle specialità e dalla gentilezza delle signore che lo gestiscono. Anche il gusto avrà la sua soddisfazione.
Da qui, località già nel comune di Bagni di Lucca, parte una strada agevole per metà sterrata che si snoda comodamente per pochi chilometri tra boschi e vecchi metati, fino a raggiungere la sommità, dove un belvedere ci permette una sosta e ammirare il paesaggio del Giovo dietro di noi e il profilo sinuoso di Montefagatesi sulla sinistra. Una visione che sembra emergere da un quadro di Claude Lorrain. La storia di questo borgo fortificato si perde nella notte dei tempi, fondato dai liguri in era preitalica, conteso tra Pisa, Lucca e Firenze difese la sua libertà fino al 1740 anno dell'ultimo statuto, in essere fino al 1807, quando fu unito a Bagni di Lucca. Tutto da scoprire. Proseguendo nella discesa verso valle incontriamo il borgo Monti di Villa con il campanile e la chiesa che si stagliano davanti a noi, scorcio perfetto per una foto, e la sosta al bar da Panuccio, un casolare in pietra che ha un'atmosfera d'altri tempi. Siamo quasi in vista di Bagni di Lucca perché l'importanza dell'acqua già si vede dal favoloso Molino di Fronzola, oggi incantevole dimora privata che da secoli mantiene lo stesso carattere.
L'acqua ci conduce fino alle Terme di Bagni di Lucca, luogo magico a tratti misterioso per quelle cure benefiche e rilassanti che da secoli hanno attratto genti da ogni dove, da scoprire e riscoprire per un relax a portata...d'avventura.