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30.000 passi per cominciare a conoscere Palermo.



Ammettiamolo. I voli low-cost hanno fatto sì che città “lontane” diventassero raggiungibili anche per soli due giorni. È così che è iniziata “la mia Palermo”: sveglia prestissimo, valigia e abiti già pronti per la partenza e via, verso l’aeroporto di Pisa. Il tempo non era dei migliori … il vento della sera prima era passato, ma aveva lasciato dietro di sé quell’aria di tempesta che rinfrescava la domenica mattina.

Dopo una colazione al volo in coda per l’imbarco e un volo tranquillo, arrivo a Palermo.

Il tempo è decisamente grigio, una leggera pioggerellina vela il paesaggio, ma che dire … rimango già affascinata dal promontorio a ridosso dell’aeroporto Falcone e Borsellino e io sono già, con la mente e col desiderio di chi è affamato di vedere, nel cuore della città: i Quattro Canti, la Fontana della Vergogna, Santa Maria dello Spasimo, il Duomo, l’Orto Botanico …. Ebbene sì, sono stata una buona allieva di mia madre e nei giorni prima di partire mi ero un po’ guardata la piccola guida della città della Lonely Planet, segnandomi le cose da vedere in così poco tempo …. D’altronde, un viaggio non comincia con l’idea stessa e la voglia di partire? Non inizia già con la cartina sottomano, una matita e l’ansia dei vestiti da mettere in valigia?


Presa la macchina a noleggio e raggiunto l’appartamento – che più centrale non si poteva – comincia la mia peregrinazione nella città: macchina fotografica, cartina e guida alla mano sono partita come una bambina curiosa verso la mia prima meta, Palazzo Abatellis con il suo allestimento di Carlo Scarpa. Solo due parole: fantastico e moderno. Nonostante abbia ormai più di sessanta anni, l’allestimento è più attuale che mai: colori alle pareti (su tutti, il verde dietro il busto di Eleonora di Aragona del Laurana), pulizia e leggerezza negli ambienti e il giusto risalto alle opere.

Con un ottimo inizio, i miei due giorni non potevano continuare diversamente tra chiese, palazzi, chiostri, strade e viuzze. Ma Palermo è fatta di plurimi contrasti quindi accanto a tutta questa meraviglia e grandiosità non mancavano palazzi fatiscenti, degrado negli angoli della città, povertà e sporcizia. Questa Palermo mi ha colpito, forse anche ingenuamente, ma Palermo è tutto questo, il bello e il brutto, il buono e il cattivo tempo. E credo che come ogni cosa vada amata così com’è.

Mi rimarranno infatti nel cuore tutti i palazzi fatiscenti decorati dalla street art più violenta, i medaglioni barocchi delle facciate quasi mangiati dalle intemperie e da una vegetazione prepotente, gli ori e i riflessi colorati delle tessere dei mosaici che arricchiscono la Cappella Palatina e La Martorana, tutti gli influssi normanni che si sono intrecciati, amorevolmente, con il substrato cattolico e reale, l’aria serena e fuori dal tempo dell’Orto Botanico, le panelle e tutto il buon cibo e l’ottimo vino, i sorrisi e la cordialità delle persone che ho incontrato.

Tutto questo resterà con me e mi seguirà nel prossimo mio soggiorno a Palermo perché Palermo, cara mia, io e te ci rivedremo.


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